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Domenica 20 marzo alle 14.30 il Museo proporrà ai suoi visitatori un laboratorio nuovo e particolare per farvi conoscere l’Arte terapia.
Sul filo del progetto Well Impact supportato da Fondazione Compagnia di San Paolo, in cui si inseriscono le proposte di Dedalo vola, sperimenteremo insieme un percorso condotto da due professioniste: Michela Morovich, insegnante e arte terapeuta e Laura Mazzeri, insegnante e artista.
L’appuntamento è rivolto ad un pubblico adulto: guidati dall’esperienza delle curatrici, il pomeriggio sarà uno spazio pratico e di condivisione che ogni partecipante potrà dedicare a se stesso e alle proprie emozioni, partendo dagli stimoli delle collezioni del Novecento e portando con sé l’elaborazione dell’esperienza.
Su prenotazione al numero 389.2116858, costo 10 euro/gratuito per i partecipanti al Progetto Dedalo vola.
Chi sono le curatrici?
Michela Morovich, scrive “Amo lavorare coi materiali fin da piccola e nel corso degli anni l’ho prima fatto diventare focus dei miei studi all’Accademia di Brera e poi della mia professione di arte terapeuta e insegnante. Penso che i materiali dell’arte non sempre creano opere d’arte ma spesso hanno il potere di risvegliare il desiderio di comunicazione con l’altro e con noi stessi per vivere una condivisione che crea benessere allo spirito”.
Laura Mazzeri si presenta così: “Nonostante il carattere schivo che mi porta a mai propormi, so cogliere gli inviti a mettermi in gioco, portando di fronte alle persone i miei lavori a rappresentarmi. Amo i materiali poveri. Negli anni sono passata dal colore vivo alla grafite, dalla terra e dal gesso alle penne remiganti di uccelli spariti, cerco l’effimero e la leggerezza di linee tracciate nell’aria curvando il filo di ferro. Mi piacerebbe disegnare nell’aria, ma avendo solo capacità terrene uso mezzi materiali e concreti per cercare di dare una forma a cose che una forma non hanno. Faccio fatica a riconoscermi nel termine “artista” con cui mi presenta Michela, ma, se questo deve essere il nome, voglio si sappia che, come insegnava la maestra, è un “nome comune di persona”!”