RiconNEETtersi, buone pratiche per giovani che vivono un cortocircuito sociale
Incontro in Fondazione per parlare di una problematica in forte espansione
In data 13 gennaio si è tenuta, nella sala congressi di Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, la presentazione del progetto “RiconNEETtersi, buone pratiche per giovani che vivono un cortocircuito sociale” nato da un’idea del Prof. Guido Lazzarini, Università di Torino, e dalla collaborazione tra l’Associazione Increase e l’Associazione per L’Autismo “Enrico Micheli” Onlus, con il sostegno dell’Associazione A.N.G.S.A. Novara-Vercelli Onlus e il fondamentale contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli e di Fondazione CR Valsesia Onlus.
Il progetto parte da un disegno più grande rivolto a sostenere la debolezza dei giovani che vivono, o rischiano di vivere, la situazione di Neet (indicatore atto a individuare la quota di popolazione di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non è né occupata né inserita in un percorso di istruzione o di formazione).
Per poter concretizzare tale modello bisogna motivare e sostenere il giovane, facendogli riscoprire le proprie potenzialità, esigenze e peculiarità e rafforzando la fiducia in sé e, in secondo luogo, a far diventare questi ragazzi protagonisti della loro vita e della società. Lavorando su questi aspetti si punta a far sì che nel giovane nasca il desiderio di riprendere un percorso di studi, di mantenere un lavoro e di spendere le proprie capacità, attraverso l’esperienza di un ambiente sociale accogliente che ha creduto nelle sue possibilità.
Le Associazioni coinvolte nel progetto ringraziano la sensibilità e la generosità dimostrata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli e di Fondazione CR Valsesia Onlus, che ha permesso di portare il progetto sul territorio vercellese e ha portato ad una preziosa condivisione, collaborazione e realizzazione di importanti obiettivi, tra i quali il più importante e ambizioso è quello di sensibilizzare e rendere noto a tutti il grande valore che può essere apportato da questi ragazzi fragili, che con il loro lavoro possono offrire un servizio alla società traendone soddisfazione personale e gratificazione, un maggiore senso di autoefficacia e una maggiore capacità di autodeterminarsi.