Un mormorio lontano – Alberto Lovatto presenta le ultime ricerche sui deportati
Lunedì 29 gennaio 2024, a Vercelli, nella sede della Comunità Ebraica di via Foa 70 (Sala Foa), alle ore 10, sarà presentato il volume di Alberto Lovatto, Un mormorio lontano. Donne e uomini nei Lager nazisti dalle province di Biella e Vercelli, edito dall’Istorbive.
La presentazione è aperta al pubblico su prenotazione scrivendo alla mail segreteria.comunitaebraicavc@gmail.com.
Il volume di Lovatto ha uno scopo chiaro e preciso: limitare i danni del trascorrere del tempo che rende la storia dei deportati un mormorio lontano non più udibile e comprensibile. Il dramma delle deportazioni che hanno colpito le province di Biella e Vercelli non deve essere dimenticato ma ripreso, sottolineato, interiorizzato, soprattutto dalle nuove generazioni. È anche a loro che si rivolge l’incontro del 29 gennaio, a breve distanza dal Giorno della Memoria: alla presentazione saranno infatti presenti gli studenti del Liceo Lagrangia, accompagnati dalla professoressa Elisabetta Dellavalle, da sempre impegnata non solo nel suo ruolo di formatore ma anche nel recupero della memoria cittadina.
Parteciperanno inoltre il Presidente dell’ISTORBIVE Giorgio Gaietta e il direttore Enrico Pagano. A introdurre l’incontro la Presidente della Comunità Ebraica di Vercelli – Biella, Novara e V.C.O che dà in questo modo seguito al progetto Ogni Giorno è Memoria. Questo ha visto la Comunità Ebraica impegnata tra 2022 e 2023 in una lunga rassegna di eventi di divulgazione e approfondimento che hanno coinvolto studenti, ricercatori e pubblico e che hanno fatto da corredo ad un grande obiettivo raggiunto: la posa di 7 pietre d’inciampo dislocate nel centro cittadino a memoria di alcuni degli ebrei deportati da Vercelli e diretti ad Auschwitz. La città e la provincia stessa saranno protagoniste il 29 gennaio, attraverso la disamina dei documenti, delle memorie private, a partire dalla foto di copertina del volume che ricorda Enrichetta Jona in uno scatto nei pressi di Borgosesia, poco prima del tentativo di fuga della famiglia attraverso le montagne mai avvenuto perché furono arrestati prima. Il ritratto era in possesso dei discendenti di coloro che nascosero tutta la famiglia Jona.
L’autore del volume, Alberto Lovatto è interessato in particolare alla storia orale e alla storia e memoria del mondo popolare, si è occupato di storia della seconda guerra mondiale e di deportazione, di memoria del movimento operaio, di storia e memoria delle bande musicali locali, di musica e canzoni della Resistenza. Tra i suoi ultimi lavori in ambito etnomusicale, con Franco Castelli ed Emilio Jona ha pubblicato: “Senti le rane che cantano. Canti e vissuti della monda” e “Le ciminiere non fanno più fumo”, entrambi per Donzelli, Roma; “I canti popolari del Piemonte di Costantino Nigra” e “Al rombo del cannon. Grande Guerra e canto popolare” per Neri Pozza, Vicenza. Si è occupato di organologia etnica e ha recentemente pubblicato con Alessandro Zolt “La ribeba in Valsesia nella storia europea dello scacciapensieri” per LIM, Lucca.
Descrizione del volume
di Alberto Lovatto
“Un mormorio lontano” racchiude […] in uno spazio, quello di due province piemontesi, e in un tempo, quello che intercorre tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945, la memoria e la storia di ebrei, di partigiani, di semplici oppositori politici, di renitenti alla leva, ostaggi o lavoratori coatti per cui quei Lager furono costruiti con le più varie, ma concordanti, finalità repressive, cioè come luoghi di reclusione legati a un lavoro coatto, come luoghi di detenzione per possibili o immaginati oppositori da sfruttare, tra la fame e la violenza, sino alla consunzione, e infine come orride fabbriche destinate allo sterminio di massa di presunte razze inferiori. L’interesse di Lovatto a queste tematiche e all’uso dell’oralità è di lunga data, risale al 1982 ed è proseguito nel tempo, perché anno dopo anno su di esse ha dato alle stampe numerosi studi particolari, che oggi trovano la giusta conclusione in questo testo, che raccoglie ogni suo precedente lavoro e lo amplia con nuove testimonianze, ricerche d’archivio, consultazione di testi e riscontri su banche dati (dalla prefazione di Emilio Jona).